Era l'anno 1732 quando Lodovico Maria Pandolfini, Vescovo della Diocesi di Volterra, decise di inviare uomini di prestigio nei suoi ricchi possedimenti in Lucania, al fine di rafforzarli.
La Chiesa aveva, infatti, affidato a lui dei latifondi in vari centri lucani, ma Lodovico era affascinato fin dall’infanzia da Forenza, cittadina di chiara espressione medievale, arroccata in posizione affascinante ed impervia sui monti della Basilicata: un luogo ricco di storia e leggenda, contornato da boschi e terre fertili, affacciato sulle Puglie, una finestra su paesaggi indimenticabili.
Fu in questo luogo del cuore che Lodovico, senza ombra di dubbio, scelse di inviare i suoi uomini più fidati a governare i possedimenti che gli erano stati assegnati dal clero. Incaricò, dunque, la famiglia Cangi, Nobili originari della città di Volterra, di gestire secondo i loro principi, tali contrade e renderle produttive, moltiplicare il loro potenziale.
Lodovico nutriva grande fiducia nella Famiglia Cangi: legato in termini di parentela a questa stirpe, conosceva a fondo i loro “ideali”, vi aveva già collaborato in altri affari e sapeva che affidando loro questo compito non avrebbe temuto di perdere il controllo delle terre.
Il capostipite Pietro Cangi figlio di Arcangelo e nipote di Giambattista Cangi Cavaliere dell’Ordine di Santo Stefano si trasferì, quindi, in terra di Forenza, insieme alla sua famiglia, e stabilì la sua dimora in una contrada dal poetico nome di Reddito Degli Angeli. Vi trovò un territorio opulento: il grano, l'olio e il vino erano, insieme all’allevamento dei bovini, vere risorse di eccellente qualità e furono maggiormente incentivate. Pietro, in accordo con Lodovico, introdusse nuovi metodi di coltivazione e li diffuse tra i contadini forenzesi: in breve la proprietà si sviluppò, i guadagni crebbero e anche l’intera cittadina acquistò prestigio. I risultati ottenuti in territorio di Forenza dalla nobile famiglia Cangi, indussero Ludovico ad affidare loro completamente la gestione dei possedimenti, tanto che nel 1766 i Cangi arrivarono a trattare direttamente con la Chiesa, senza intermediari.
Con la riforma di soppressione degli Ordini clericali, voluta da Gioacchino Murat nel 1808, i Poderi di Forenza furono sottratti alla famiglia Cangi che si ritrovò per un certo lasso di tempo impoverita. Ma la passione per la terra ebbe il sopravvento: con forza e fatica i Cangi acquistarono, a poco a poco, piccole estensioni di vigna concentrate in contrada San Martino, area un tempo appartenuta ai Cavalieri Templari che ne erano proprietari insieme all'intero Casale denominato San Martino de pauperibus.
Da allora il nome della famiglia Cangi è sinonimo di ottimi vigneti e, oggi, di grandi vini. Trasmessi di generazione in generazione i territori che furono dei Templari, continuano ad essere condotti dalla famiglia Cangi che nel 1962 fondano una moderna azienda vinicola. Dall'amore di Donato Cangi per l'enologia, appassionato discendente di Pietro, nasce la Cantina Bottaia nel centro storico di Forenza. Un luogo magico, tutto da scoprire, in cui il vino, ottenuto da pregiate uve di vitigno Aglianico del Vulture di coltivazione biologica, riposa in botti di rovere acquistando il valore aggiunto del tempo, della pazienza, della perseveranza e della dedizione, qualità necessarie a originare vini eccellenti che profumano anche della tradizione, del luogo e dell'amore che li hanno generati.